È risaputo che fare attività fisica regolarmente aiuta a migliorare la salute, in particolare riducendo il rischio di malattie croniche e aumentando la resistenza cardiovascolare. Tuttavia, non tutta l'attività fisica produce gli stessi benefici. Recentemente, la ricerca ha messo in luce il cosiddetto "paradosso della salute dell'attività fisica", che indica come l'esercizio fisico svolto durante l'attività lavorativa non solo possa essere inefficace, ma possa addirittura danneggiare la salute.
Diversi studi hanno dimostrato che l'attività fisica eseguita nel contesto lavorativo, specialmente in mestieri che richiedono sforzi fisici costanti, non porta gli stessi vantaggi dell'attività svolta nel tempo libero. Uno studio condotto su un vasto campione di quasi 200.000 persone ha rivelato che chi lavora in settori fisicamente impegnativi ha un rischio maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari e di morire prematuramente rispetto a chi pratica regolarmente attività fisica nel tempo libero (1).
L'attività lavorativa, spesso ripetitiva e statica, espone il corpo a sollecitazioni continue che non offrono un allenamento equilibrato. Si finisce con il sovraccaricare determinati muscoli o mantenere posture scorrette per lunghi periodi. Questo porta spesso a problemi muscoloscheletrici, come dolori alla schiena e alle articolazioni, che a lungo andare possono peggiorare la qualità della vita (2).
L'attività fisica lavorativa presenta spesso delle caratteristiche sfavorevoli. Non solo manca di intensità adeguata per produrre miglioramenti cardiovascolari, ma impone movimenti ripetitivi, posture statiche o sollevamenti di pesi che possono provocare danni. Studi sistematici hanno confermato come il rimanere in piedi per ore o compiere movimenti ripetitivi sia fortemente correlato a dolori cronici alla schiena e al collo (3).
Inoltre, una ricerca pubblicata nel 2021 ha associato l'attività fisica lavorativa a un aumento della mortalità per malattie cardiovascolari, in netto contrasto con i benefici dell'attività fisica nel tempo libero (4).
La spiegazione di questo fenomeno risiede nella mancanza di periodi di riposo adeguati durante la giornata lavorativa, il che porta a uno stress fisiologico continuo senza il tempo necessario per il recupero.
Al contrario, l'esercizio fisico mirato, svolto nel tempo libero, offre notevoli benefici per la salute. Allenamenti di resistenza, come il sollevamento pesi e l'aerobica, migliorano la forza muscolare e la salute cardiovascolare, oltre a ridurre il rischio di sviluppare malattie croniche come il diabete o l'ipertensione (5).
Praticare attività fisica nel tempo libero consente di regolare l'intensità e la durata dell'allenamento, permettendo il recupero muscolare e riducendo il rischio di infortuni.
Un importante studio ha dimostrato come le persone che si impegnano in attività fisica regolare nel tempo libero abbiano una minore incidenza di malattie cardiovascolari, rafforzando così il concetto che un'attività fisica varia e programmata è fondamentale per mantenere una buona salute (6).
Alla luce di queste scoperte, emerge l'esigenza di ripensare il modo in cui viene svolta l'attività fisica sul lavoro. È essenziale introdurre pause più frequenti e variare le mansioni, in modo da limitare il rischio di sovraccaricare il corpo. Migliorare le condizioni lavorative e educare i lavoratori sull'importanza del riposo e delle pause attive potrebbe ridurre significativamente i problemi muscoloscheletrici e aumentare i benefici dell'attività fisica sul lavoro (7).
In definitiva, nonostante l'importanza dell'attività fisica per la salute sia indiscutibile, non tutte le forme di esercizio fisico sono uguali. L'attività fisica mirata e regolare è molto più efficace nel promuovere la salute rispetto all'attività fisica svolta sul posto di lavoro, che può avere effetti negativi se non gestita correttamente.
Coenen P, Huysmans MA, Holtermann A, et al. Do highly physically active workers die early? A systematic review with meta-analysis of data from 193 696 participants. Br J Sports Med. 2018;52(20):1320–1326.
Coenen P, Parry S, Willenberg L, et al. Associations of occupational standing with musculoskeletal symptoms: a systematic review with meta-analysis. Br J Sports Med. 2016;52:176.
Holtermann A, Hansen JV, Burr H, et al. The health paradox of occupational and leisure-time physical activity. Br J Sports Med. 2012;46:291–295.
Holtermann A, Schnohr P, Nordestgaard BG, et al. The physical activity paradox in cardiovascular disease and all-cause mortality. Eur Heart J. 2021;42:1499–1511.
Ekelund U, Tarp J, Steene-Johannessen J, et al. Dose-response associations between accelerometry measured physical activity and sedentary time and all-cause mortality. BMJ. 2019;366:l4570.
de Brito LC, Fecchio RY, Peçanha T, et al. Recommendations in post-exercise hypotension: concerns, best practices and interpretation. Int J Sports Med. 2019;40(8):487–497.
Coenen P, Willenberg L, Parry S, et al. Differences in heart rate reserve of similar physical activities during work and in leisure time – a study among Danish blue-collar workers. Physiol Behav. 2018;186:45–51.